16 novembre 2009

La Divina Commedia come opera catartica




[...]
Trasformato così ’l dificio santo
mise fuor teste per le parti sue,
tre sovra ’l temo e una in ciascun canto.
Le prime eran cornute come bue,
ma le quattro un sol corno avean per fronte:
simile mostro visto ancor non fue.
Sicura, quasi rocca in alto monte,
seder sovresso una puttana sciolta
m’apparve con le ciglia intorno pronte;
e come perché non li fosse tolta,
vidi di costa a lei dritto un gigante;
e baciavansi insieme alcuna volta.
Ma perché l’occhio cupido e vagante
a me rivolse, quel feroce drudo
la flagellò dal capo infin le piante;
poi, di sospetto pieno e d’ira crudo,
disciolse il mostro, e trassel per la selva,
tanto che sol di lei mi fece scudo
a la puttana e a la nova belva.
[Purgatorio - canto XXXII - versi 142/160]
La Divina Commedia, come tutti i capolavori letterari, non cessa mai di stimolare la fantasia dei suoi lettori, conducendoli ogni volta verso immaginari travolgenti che si prestano magnificamente - soprattutto in ambito figurativo - a interpretazioni pressoché infinite.
Illustrare la Commedia dantesca permette di slegarsi da tutte quelle restrizioni editoriali che il cosiddetto "target" molto spesso impone alla libertà d'azione dell'illustratore, vincolandolo a livello stilistico/interpretativo.
Quando mi è stato chiesto di partecipare a una mostra collettiva con un'illustrazione tratta dal Purgatorio, stavo lavorando da diversi mesi a un progetto editoriale rivolto a lettori di 3/8 anni; protagonista di questo progetto era un simpatico gruppetto composto da leprotti, gattini, panda (etc.), tutti rigorosamente accessoriati di sorrisetti teneri e ammiccanti. Gli scenari erano rassicuranti, giocosi e colorati con tonalità vivaci e luminose. In quel periodo, per intenderci, trasudavo miele da tutti i pori!
Mai occasione fu più propizia per evadere da quell'appiccicosa situazione... mai occasione fu più traumatica!
Ero convinto infatti, che le scene più terrificanti si esaurissero all'interno della cantica dell'Inferno ma mi sbagliavo. Anche il Purgatorio ospita canti davvero impressionanti che per carica espressiva e originalità non hanno nulla da invidiare ai primi.
In tal senso il canto XXXII è eccezionale.
É visionario, passionale, crudele.
Dietro a quelle apparizioni si celano allegorie che evocano eventi del passato riconducibili all'attualità, nonostante il contesto e i protagonisti siano cambiati e siano oramai trascorsi 700 anni dalla stesura dell'opera.
Grazie a questo, la catarsi dantesca è stata ancor più purificatrice e rigenerante!
Ora vogliate scusarmi ma devo proprio andare....un leprotto e un elefantino mi attendono coi loro sorrisetti teneri e ammiccanti!

P.S.
"LA COLPA, LA PENA, L’ESTASI IN DANTE. Da Gustave Dorè all’immaginario contemporaneo" è il titolo della mostra che inaugurerà alle ore 18, venerdì 20 novembre a Imola.
L'esposizione è strutturata in due parti: nella prima, sono esposte le 135 illustrazioni che il "divino"Gustave Dorè realizzò nel 1861; nella seconda, le tavole di illustratori contemporanei, tra cui il sottoscritto.
La mostra è visitabile a Imola presso il Centro Polivante Gianni Isola, dal 20 novembre 2009 al 7 gennaio 2010.
Per l'occasione è stato pubblicato un bel catalogo curato da Serena Simoni e Walter Pretolani.